Psicologo-Psicoterapeuta ad orientamento gestaltico - Monza

INSIDE OUT

ott
2015
15

scritto da on Letture utili, Pensieri

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Sono andata a vedere INSIDE OUT qualche domenica fa, non troppo convinta, dopo avere sentito i commenti di amici e colleghi, alcuni a favore, altri contro “è un film troppo scontato, schierato teoricamente…”. Ho voluto farmi la mia idea. Positiva.

Credo che INSIDE OUT sia un film che riesce a raccontare, con delicatezza e tra le righe, la fatica e l’impegno che comporta il traghettare dall’infanzia all’adolescenza. Quell’età di passaggio che, ancor prima di quella super attenzionata dell’adolescenza, è una fase delicata e di trasformazione che ognuno di noi ha attraversato e di cui può forse sentire ancora oggi gli echi. La protagonista è Riley, una ragazzina di 11 anni  in cui è facile ritrovarsi come adulti andando indietro nei ricordi della propria storia e come genitori se si è capaci di soffermarsi sul “profumo”, appunto, che emanano i ragazzini di quest’età. È un modo commovente di raccontare, al di là del siparietto simpatico dei 5 personaggi emozioni, la complessità del nostro essere umani e della nostra crescita, del dolore che accompagna il destrutturare situazioni consolidate (come le isole della personalità Famiglia, Amicizia, Stupidera, ecc) per far posto alla bellezza dei nuovi aggiustamenti e delle sempre più complesse acquisizioni.

Il film inoltre, riabilita anche la figura della Tristezza: in un mondo che ci vuole sempre gioiosi, sempre efficienti, sempre prestanti, in cui GIOIA la fa da padrona da mattina fino a sera, è solo con la presenza di TRISTEZZA, sentita e integrata assieme alle altre sorelle emozioni, che Riley può compiere il passo verso ciò che è la sua intenzionalità di crescita: sostenuta da ciò che ha imparato nelle sue relazioni significative, lanciarsi nell’avventurosa scoperta del mondo.

E a chi ha commentato che nel film sono trascurate la ragione e l’istinto, mi piace rispondere che proprio come accade nel finale, e come ci confermano i recenti studi sulle neuroscienze, solo l’equilibrio e l’interazione tra le emozioni ci rende presenti e spontanei nel contatto con il mondo.

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